Il miglior libro di Ernest Hemingway del 2023

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Il vecchio e il mare: è il più venduto

Addio alle armi: seconda posizione per questo prodotto

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Il vecchio e il mare

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  • Hemingway, Ernest (Author)

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Addio alle armi

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Addio alle armi
  • Editore: Mondadori
  • Autore: Ernest Hemingway , Patrick Hemingway , Seán Hemingway , Fernanda Pivano
  • Collana: Oscar moderni
  • Formato: Libro in brossura
  • Anno: 2016

Recensioni

Addio alle armi è un indiscusso capolavoro…
…quindi gli assegnerò d’ufficio 5 stelline (sperando così di evitarmi le ire dei “recensori di recensioni”). Ciò non toglie che la mia idea, non del tutto allineata, la vorrei esprimere ugualmente. Soprattutto nella prima metà, ho un po’ faticato nella lettura di questo romanzo. Mi ha aiutata molto nella sua comprensione la postfazione di Fernanda Pivano, che ho letto due volte, una prima di iniziare il romanzo ed una dopo. In questo modo ne ho intuito il valore storico, antimilitarista ed antiguerrafondaio, nettamente contrastante con le direttive e il comune sentire dell’epoca (Mussolini ne vietò perfino la pubblicazione). Se gli aspetti dedicati alla guerra possono avere un indubbio interesse, anche storico, e per il lettore italiano in particolare, la parte che racconta la storia d’amore fra il protagonista Frederic e Catherine è di interesse universale e sempre attuale. Catherine è il genere di donna che non esiste più, forse idealizzata da quello che Pivano indica come il machismo hemingwayano, “onesta e molto erotica, indipendente e insieme dipendente dall'uomo amato, docile e coraggiosa, perpetuamente sottomessa e dolcissima”. Io, che sicuramente sono immune da apprezzamenti di tipo maschilista, l’ho ammirata per la sua caratteristica di essere positiva, sorridente, dedita alla felicità del proprio uomo, desiderosa di volergli bene, di fare il suo bene. Di essere per lui solo motivo di gioia e non di peso. Di non lamentarsi mai. E a me, tipica appartenente della generazione ribelle nata negli anni ’50, contestatrice e ahimè distruttrice dei valori della coppia, pronta a cancellarla al primo intoppo e a non sopportare le difficoltà della vita a due, questo atteggiamento di vicinanza calda senza rassegnazione, di affetto che non chiede ma sostiene, di abnegazione senza sottomissione, è sembrato un grande insegnamento di amore! Una compagna di vita dalla quale c’è molto da apprendere. Un’ultima nota sulla scrittura di Hemingway e sulla sua traduttrice. Se la Pivano è grande conoscitrice degli autori americani e di Hemingway in particolare - il che la rende inarrivabile commentatrice - ben meno l’ho apprezzata come traduttrice, cosa che peraltro avevo già vissuto con la lettura de Il grande Gatsby. Eppure Hemingway stesso la volle come sua traduttrice a vita, forse ritenendola in grado di rendere in italiano il suo ben noto stile secco, convulso, con scarni e lapidari dialoghi. So che per i puristi la mia sarà considerata un’eresia ma avrei preferito una maggior “italianizzazione” del linguaggio, senza le ripetizioni di cui l’inglese è pieno e che noi non tolleriamo, e con l’utilizzo di un fraseggio più simile a quello della lingua italiana. E scusate la mia impertinenza da lettrice-da-spiaggia.
Addio agli abbracci
#holetto La sua guerra sono i cieli di ogni colore, la strada bianca, il ponte, il fiume in piena, la montagna, l’altopiano con la pioggia e la neve; sono i soldati coperti di polvere, sudati sotto gli elmetti troppi grandi. È una guerra che vive con distacco; una guerra già sfiancata e zoppicante, una guerra stupida che non ha niente a che vedere con lui: combatterà senza trasporto e senza emozione, senza paura o dolore, perché questa non è la sua guerra. La guarderà passare, come in una vecchia pellicola in bianco e nero. È una guerra lenta, che non finisce. Ci sono vittorie e conquiste, nella sua guerra mesta, e lui smette di essere una comparsa: “ ci fu un sciu-sciu-sciu-sciu, poi ci fu un lampo come quando lo sportello di un altoforno si spalanca, e un muggito che incominciò bianco e divenne rosso… e mi sentii scagliato fuori di me e fuori e fuori e sempre nel vento… Poi galleggiai… Udii le mitragliatrici e i fucili che sparavano di là del fiume e tutto lungo il fiume. Vi era un gran fango e vidi i traccianti salire ed esplodere e galleggiare bianchi e razzi che salivano e udii le bombe, tutto in un attimo … giacqui immobile e lasciai marciare il dolore.” Eccolo il suo dolore, le sue emozioni, la sua grandezza! Le parole così in ordine, una accanto all’altra, scarne a descrivere la guerra, le traiettorie dei colpi, i sibili, le esplosioni, la paura e la morte del respiro. E la ritirata è gigantesca. Allora le parole come sacrifico o gloria, onore e coraggio, non hanno niente di sacro, diventano oscene e senza dignità, se osservate alla luce delle anime che non si fa altro che seppellire. Hanno combattuto al buio e nel vento. Hanno avuto paura. E lui fa la sua guerra diversa e la sua pace separata, fuori dal mondo e dal tempo, fra whisky e soda e champagne e vino bianco, corse di cavalli e noia. E abbracci, forse l’amore, ma c’è solitudine e rassegnazione. Il suo linguaggio essenziale, tanto da sembrare arido, in realtà rappresenta il vuoto e il buio interiore che segue il protagonista e forse lo scrittore ; ci fa commuovere la desolazione dell’immagine finale, che lo accompagna nella pioggia.
Consigliato!
PREMESSA: Questa edizione è molto curata dal punto di vista grafico (tranne per il taglio in alto a destra che da un certo fastidio) ed è resistente. PER QUANTO RIGUARDA IL CONTENUTO DEL LIBRO: Racconto che prende ispirazione dall'esperienza di Hemigway durante la Prima Guerra Mondiale, diretto e lineare. Le 300 pagine del libro si leggono velocemente con un finale coerente al racconto. UN APPUNTO\CONSIGLIO: Nell'introduzione del libro, oltre alla storia dell'autore, viene parlato del libro e il finale viene "spoilerato". Certo, nulla che rovini troppo l'esperienza, ma, se si vuole godere appieno del libro, consiglio di tralasciare l'introduzione per leggerla in un secondo momento, magari a libro concluso.

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I quarantanove racconti

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