Ecco la classifica dei migliori prodotti della categoria Libro Di Knut Hamsun:
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Fame
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Fame
- Hamsun, Knut (Author)
Recensioni
Fame è di tutti!
La fame è di tutti, come questo libro. Lo stile è semplice, le verità di cui parla non sono da dare per scontato. Eppure puntualmente lo facciamo. Quando sentiamo di migranti alla deriva in mezzo al mare, quando sentiamo parlare dell’Africa, quando sentiamo parlare di guerre… E noi siamo qui, comodi sotto un tetto, con un bel lavoro e i quattrini a disposizione per realizzare i nostri desideri, o per realizzare quelli del denaro. La differenza è sottile, a volte… Quanti sono senza lavoro? Quanti un lavoro non ce l’hanno mai avuto? Quanti non hanno mai avuto una casa? E, soprattutto, quanti muoiono poveri per inseguire la propria vocazione? Questo libro, con me, ha avuto una storia abbastanza contorta. Me lo consigliarono in un gruppo perché, a detta di un collega scrittore, La fine della notte ci somiglia parecchio. L’idea dello scrittore che non si piega alle convenzioni sociali, che crede di poter vivere dell’arte che crea, è la stessa che caratterizza sia Massimiliano, uno dei protagonisti de La fine della notte, sia il protagonista di Fame, un io semibiografico. Vado avanti nelle mie scoperte letterarie e trovo John Fante, che elogiava questo libro e lo considerava il padre del suo personaggio più famoso, Arturo Bandini. Anche Bukowski ne parlava, di Hamsun. Che dire? Mi è stato consigliato e straconsigliato, e io non posso fare altro che ringraziare chi lo ha fatto. Perché è vero, perché riduce la realtà all’osso, la spolpa e poi la descrive per quello che è senza pelle, muscoli e visceri. La fame, appunto, che riduce gli uomini all’osso, sia fisicamente che spiritualmente. Ed è duplice la fame in questo libro: fame reale, stomaco vuoto; fame di gloria, desiderare di essere i migliori e sentirsi nessuno. Complimenti ad Adelphi per questa edizione semplice ed efficace.
Un Flusso Alterato
Prendete la tecnica del cosiddetto "flusso di coscienza" e applicatelo a un personaggio la cui coscienza è perennemente alterata dalla fame e dalla povertà. Fame e povertà che, in questo caso, sono manifestazioni fisiche, materiali, di un malessere psicologico, sociale, totale e estremo. Il risultato è un monologo interiore assolutamente folle e delirante, cupo e paradossale. Chi è sempre rimasto a leggere libri comodamente seduto sul divano di casa sua, avendo tempo per leggere, soldi per comprare libri, o perlomeno amici a cui chiederli in prestito, e un divano e una casa, non potrà mai afferrare l'angoscia che pervade le pagine di "Fame". Pagine che, però, si interrompono all'improvviso, senza risoluzione, senza uno scioglimento. Si ha dunque l'impressione che Hamsun, un po' come il suo personaggio, abbia rinunciato a imporre un qualsiasi ordine al racconto di una vita che, per alcuni, assomiglia a una storia che ha smarrito la propria trama.
Buon classico
Gli amanti dei classici di fine ottocento non possono far altro che giudicare positivamente questo racconto norvegese. Narra dell’inesorabile cammino verso la follia di un giovane scrittore e giornalista provocato dal suo stato d’indigenza. Quest’uomo non rinuncia a osservare le regole e i princìpi che disciplinano il comportamento di un uomo retto e timoroso di Dio e, così facendo, precipita in un baratro dal quale non vi è via d’uscita. La narrazione è gradevole e ampiamente descrittiva. Il protagonista rappresenta con minuzia i luoghi in cui trascorre le sue ore, espone le proprie riflessioni e ciò che suppone possano pensare di lui coloro che incontra sul suo cammino. Knut Hamsun fu rinchiuso in un ospedale psichiatrico al termine della seconda guerra mondiale, condannato a tale pena per il suo sostegno al Terzo Reich. Celebre è il suo necrologio nel quale definisce Hitler come “…un guerriero in lotta per l'umanità; un apostolo del Vangelo del Diritto di tutti i popoli.” Non vi è traccia delle sue convinzioni politiche in questo suo romanzo e credo che i suoi lavori debbano essere valutati senza tenerne conto. Il Premio Nobel ricevuto nel 1920 fu certo un riconoscimento per la sua arte e non per i suoi pensieri.
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